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Impatto dei Bes sugli insegnanti: una ricerca
01/01/2012 (FACOLTATIVA)
Approfondimento di Michela Carbonari, Università degli studi di Macerata
Questo approfondimento riporta una indagine (Giaconi, Pompei 2014) condotta a livello nazionale con 80 insegnanti della scuola dell’infanzia e della scuola primaria, 80 insegnanti della scuola primaria di primo grado e 80 insegnanti della scuola secondaria di secondo grado per rilevare quale sia l’impatto dei BES sugli insegnanti.
Nell’anno scolastico 2013-2014 sono state condotte delle interviste per apprezzare l’impatto della questione dei B.E.S. nei docenti italiani dei diversi ordini scolastici (Giaconi, Del Gobbo, 2014). Sono stati intervistati 80 insegnanti della scuola dell’infanzia e della scuola primaria, 80 insegnanti della scuola primaria di primo grado e 80 insegnanti della scuola secondaria di secondo grado. Dall’analisi delle interviste sono state individuate tre categorie dominanti di docenti relative alla loro percezione rispetto alla tematica e alla normativa sui BES:
Dai risultati si evince che al di là del 16,67% dei docenti non a conoscenza dell’argomento, la maggior parte delle scuole (55,55%) di fronte all’emergere di nuove richieste da parte del MIUR in tema di BES, vive in un forte clima di disorientamento, mentre al contrario, alcune realtà scolastiche, se pur in percentuale minore, (27,78%) ha affrontato la tematica sui BES in termini progettuali e si sono attivate assumendosi il carico e le responsabilità della sperimentazione.
Molte sono le perplessità e le problematiche che animano i docenti appartenenti alla seconda categoria e che hanno generato in loro diversi interrogativi. In particolare dalle interviste sono emerse diverse criticità:
- la carenza di competenze specifiche da parte dei docenti del Consiglio di classe nell’assumersi la responsabilità di definire gli alunni come BES;
- l’assenza di indicazioni e criteri oggettivi definiti a livello nazionale da utilizzare per evitare discrezionalità e approssimazione;
- il rischio di medicalizzare dei semplici problemi educativi e di etichettare delle normali differenze individuali;
- il rischio di aumentare con l’introduzione del termine BES le etichette nelle quali incasellare e stigmatizzare gli alunni con difficoltà di apprendimento;
- la scarsa utilità di elaborare un piano didattico personalizzato che spesso non è coerente con la programmazione di classe;
- la mancanza di un’adeguata ed efficace azione formativa sulle tematiche connesse agli alunni con BES che preveda strade di intervento sostenibili da un singolo docente in classi numerose e specialmente singolari.
La terza categoria di insegnanti mostra un atteggiamento positivo nei confronti dei BES e delle indicazioni operative necessarie per promuovere l’inclusione scolastica. I docenti riferiscono che la normativa in sé non è una totale novità e vuole essere un’arma in più in mano all’insegnante per affrontare le molteplici e sempre maggiori difficoltà presenti nella classe. La questione sollevata anche da questo secondo gruppo è l’artificiosità di molti piani didattici personalizzati che non riescono a passare dalla “carta” alla classe”. Come non riescono a passare alla pratica quotidiana, molti aspetti, se pur giustamente evidenziati, di teorizzazioni sulla didattica inclusiva.
Dalla ricerca è emerso che i docenti, se pur con atteggiamenti diversi rispetto a questa disposizione sui B.E.S., sono accomunati da un pensiero: la necessità di ripensare a un lavoro sui BES sostenibile in classe.
In questa direzione, riteniamo importante partire dal ripensare il momento stesso della progettazione: una progettazione che, grazie alle tecnologie, permetta di realizzare, all’interno di un percorso olistico pensato per la classe, sentieri di personalizzazione e quindi vie per una reale inclusione (Rossi in Perla, 2013; Giaconi in Perla, 2013).
da Scuola Italiana Moderna, 2014
Questo approfondimento riporta una indagine (Giaconi, Pompei 2014) condotta a livello nazionale con 80 insegnanti della scuola dell’infanzia e della scuola primaria, 80 insegnanti della scuola primaria di primo grado e 80 insegnanti della scuola secondaria di secondo grado per rilevare quale sia l’impatto dei BES sugli insegnanti.
Nell’anno scolastico 2013-2014 sono state condotte delle interviste per apprezzare l’impatto della questione dei B.E.S. nei docenti italiani dei diversi ordini scolastici (Giaconi, Del Gobbo, 2014). Sono stati intervistati 80 insegnanti della scuola dell’infanzia e della scuola primaria, 80 insegnanti della scuola primaria di primo grado e 80 insegnanti della scuola secondaria di secondo grado. Dall’analisi delle interviste sono state individuate tre categorie dominanti di docenti relative alla loro percezione rispetto alla tematica e alla normativa sui BES:
- Docenti non a conoscenza della tematica BES.
- Docenti a conoscenza della tematica BES, ma che non attivano quanto indicato nella circolare di riferimento.
- Docenti a conoscenza della tematica BES che si attivano secondo quanto indicato dalla circolare MIUR.

Dai risultati si evince che al di là del 16,67% dei docenti non a conoscenza dell’argomento, la maggior parte delle scuole (55,55%) di fronte all’emergere di nuove richieste da parte del MIUR in tema di BES, vive in un forte clima di disorientamento, mentre al contrario, alcune realtà scolastiche, se pur in percentuale minore, (27,78%) ha affrontato la tematica sui BES in termini progettuali e si sono attivate assumendosi il carico e le responsabilità della sperimentazione.
Molte sono le perplessità e le problematiche che animano i docenti appartenenti alla seconda categoria e che hanno generato in loro diversi interrogativi. In particolare dalle interviste sono emerse diverse criticità:
- la carenza di competenze specifiche da parte dei docenti del Consiglio di classe nell’assumersi la responsabilità di definire gli alunni come BES;
- l’assenza di indicazioni e criteri oggettivi definiti a livello nazionale da utilizzare per evitare discrezionalità e approssimazione;
- il rischio di medicalizzare dei semplici problemi educativi e di etichettare delle normali differenze individuali;
- il rischio di aumentare con l’introduzione del termine BES le etichette nelle quali incasellare e stigmatizzare gli alunni con difficoltà di apprendimento;
- la scarsa utilità di elaborare un piano didattico personalizzato che spesso non è coerente con la programmazione di classe;
- la mancanza di un’adeguata ed efficace azione formativa sulle tematiche connesse agli alunni con BES che preveda strade di intervento sostenibili da un singolo docente in classi numerose e specialmente singolari.
La terza categoria di insegnanti mostra un atteggiamento positivo nei confronti dei BES e delle indicazioni operative necessarie per promuovere l’inclusione scolastica. I docenti riferiscono che la normativa in sé non è una totale novità e vuole essere un’arma in più in mano all’insegnante per affrontare le molteplici e sempre maggiori difficoltà presenti nella classe. La questione sollevata anche da questo secondo gruppo è l’artificiosità di molti piani didattici personalizzati che non riescono a passare dalla “carta” alla classe”. Come non riescono a passare alla pratica quotidiana, molti aspetti, se pur giustamente evidenziati, di teorizzazioni sulla didattica inclusiva.
Dalla ricerca è emerso che i docenti, se pur con atteggiamenti diversi rispetto a questa disposizione sui B.E.S., sono accomunati da un pensiero: la necessità di ripensare a un lavoro sui BES sostenibile in classe.
In questa direzione, riteniamo importante partire dal ripensare il momento stesso della progettazione: una progettazione che, grazie alle tecnologie, permetta di realizzare, all’interno di un percorso olistico pensato per la classe, sentieri di personalizzazione e quindi vie per una reale inclusione (Rossi in Perla, 2013; Giaconi in Perla, 2013).
da Scuola Italiana Moderna, 2014