
news
HOME > NEWS
2023
-
Primaria
2023Primaria20452
- News mondo scuola 204531
- Approfondimenti 204532
- BES 204531000
- CLIL 204531001
- LIM 204531002
- INVALSI 204531003
603
21/05/2014
3
Dal Gruppo
10
Secondaria 1° grado
14
Secondaria 2° grado
A me che, girellando una mattina, capito in Sant'Ambrogio di Milano
01/01/2012 (FACOLTATIVA)
Sotto la navata centrale del Duomo di Napoli mi trovavo – qualche giorno fa – ad ascoltare furtivamente prove d'organo accompagnate dal canto esperto dello stesso musicista esecutore. Un po' più in là, dalla navata laterale, un brusio avanzante, distraente, presto localizzato in un gruppo di studenti verosimilmente in viaggio d'istruzione nella città. Distraente, ma anche visibilmente distratto e, comunque, indifferente ad ogni sorta di sollecitazione interiore proveniente da quel gigantesco scrigno di cultura.
E' allora questa la domanda: che cosa impedisce alla gran parte dei viaggi scolastici d'istruzione di arricchire l'emozione dello star tutti insieme, fuori dall'artefatto di un'aula, con il piacere della conoscenza diretta delle cose, fuori dall'artefatto del libro? Certo, la bellezza è qualcosa che sfugge alla grammatica e alla sintassi del sapere; non vi si fa contenere; scappa via lontano: non per ciò, tuttavia, è da ritenere vano il tentativo di poterla rincorrere quando si sia forniti di conoscenze attinte da vari campi disciplinari.
In primo luogo – io credo – dalla Storia. Varcare il portale di quel Duomo sapendo che la sua vicenda edificatoria e artistica prende avvio sotto il dominio angioino, subentrato nella città di Napoli a quello svevo di Federico II, e sostituito – a sua volta – da quello aragonese; e questo da quello spagnolo, e poi da quello dei Borboni, fino all'arrivo di Garibaldi e alla definitiva annessione al regno d'Italia: ebbene, questa sola concatenazione conoscitiva è già qualcosa che orienta, un granello di sapere che predispone il visitatore alla curiosità di entrare e vedere. Dentro, poi, la grandiosità del luogo richiamerà dalle conoscenze artistiche il concetto di "gotico" nel suo aspetto architettonico (l'altissima navata centrale, l'invasione della luce dai finestroni istoriati, ecc.), tecnico (le grandi, ariose volte che scaricano il peso impressionante dell'intera struttura non più su massicce murature romaniche bensì sulla verticalità di ardite colonne), filosofico (la tensione parossistica del credente verso l'alto, a specchio della sua medioevale insignificanza). Il sapere interdisciplinare non è dunque la chiave per aprire le porte d'oro della bellezza, ma, a non disporne, davanti al bello ci riuscirà – al massimo – di balbettare le solite esclamazioni di rito.
"Creeremo nuovi ruoli, nuove funzioni. Un esempio. Il coordinatore delle materie umanistiche all'interno di un istituto avrà un premio in busta paga. E, ovviamente, lavorerà più ore" (La Repubblica, 27 marzo 2014). Giuseppe Giusti, intenerito dalle note di quel cantico, era lì lì per abbracciare il caporale austriaco; noi, condividendo appieno le parole di questa intervista, ci siamo limitati, sotto la volta gotica di un duomo, a strizzare l'occhio alla ministra italiana.
Nicola Casaburi
E' allora questa la domanda: che cosa impedisce alla gran parte dei viaggi scolastici d'istruzione di arricchire l'emozione dello star tutti insieme, fuori dall'artefatto di un'aula, con il piacere della conoscenza diretta delle cose, fuori dall'artefatto del libro? Certo, la bellezza è qualcosa che sfugge alla grammatica e alla sintassi del sapere; non vi si fa contenere; scappa via lontano: non per ciò, tuttavia, è da ritenere vano il tentativo di poterla rincorrere quando si sia forniti di conoscenze attinte da vari campi disciplinari.
In primo luogo – io credo – dalla Storia. Varcare il portale di quel Duomo sapendo che la sua vicenda edificatoria e artistica prende avvio sotto il dominio angioino, subentrato nella città di Napoli a quello svevo di Federico II, e sostituito – a sua volta – da quello aragonese; e questo da quello spagnolo, e poi da quello dei Borboni, fino all'arrivo di Garibaldi e alla definitiva annessione al regno d'Italia: ebbene, questa sola concatenazione conoscitiva è già qualcosa che orienta, un granello di sapere che predispone il visitatore alla curiosità di entrare e vedere. Dentro, poi, la grandiosità del luogo richiamerà dalle conoscenze artistiche il concetto di "gotico" nel suo aspetto architettonico (l'altissima navata centrale, l'invasione della luce dai finestroni istoriati, ecc.), tecnico (le grandi, ariose volte che scaricano il peso impressionante dell'intera struttura non più su massicce murature romaniche bensì sulla verticalità di ardite colonne), filosofico (la tensione parossistica del credente verso l'alto, a specchio della sua medioevale insignificanza). Il sapere interdisciplinare non è dunque la chiave per aprire le porte d'oro della bellezza, ma, a non disporne, davanti al bello ci riuscirà – al massimo – di balbettare le solite esclamazioni di rito.
"Creeremo nuovi ruoli, nuove funzioni. Un esempio. Il coordinatore delle materie umanistiche all'interno di un istituto avrà un premio in busta paga. E, ovviamente, lavorerà più ore" (La Repubblica, 27 marzo 2014). Giuseppe Giusti, intenerito dalle note di quel cantico, era lì lì per abbracciare il caporale austriaco; noi, condividendo appieno le parole di questa intervista, ci siamo limitati, sotto la volta gotica di un duomo, a strizzare l'occhio alla ministra italiana.
Nicola Casaburi