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Heidegger e l’antisemitismo
01/01/2012 (FACOLTATIVA)

Un libro dove, con finezza, l’autore mostra come l’antigiudaismo, e il possibile esito antisemita, in questi filosofi sia alcunché di complesso: l’immagine che il giovane Hegel ha dell’ebraismo non è la medesima che v’è nelle tarde lezioni berlinesi. È un antigiudaismo filosofico, e non razziale. In Marx l’antigiudaismo fa tutt’uno con una prospettiva emancipatrice per gli stessi ebrei – che devono superare politicamente la loro separatezza. Il che mostra come l’antigiudaismo abbia radici profonde nella filosofia, e sfaccettature diverse. Passiamo al secondo punto: davvero fino ad oggi non è stata pensata l’essenza filosofica e teologica della Shoà? Le opere di un Adorno cosa sono se non una riflessione su questa essenza inscritta, per lui, nella storia stessa della razionalità occidentale? Per non dire del coté teologico della questione: le opere di Jurgen Moltmann e Johannes Baptist Metz, pubblicate in Italia da Queriniana, non sono un prender sul serio questa cesura nella storia dell’alleanza di Dio con il popolo ebraico? Basti qui il rimando agli studi di Massimo Giuliani sulla recezione della Shoà nel cristianesimo e nell’ebraismo (Morcelliana), o anche alla lezione di Paolo De Benedetti.
Pietro Chiodi, partigiano di origini bresciane e primo traduttore italiano di Heidegger, raccontava questo aneddoto: arrestato da un comando nazista e interrogato da un ufficiale su che lavoro facesse, rispose: “Traduco dal tedesco”. “Cosa traduce?”, chiese l’ufficiale. “Heidegger”, rispose Chiodi “Certamente un comunista”, chiosò l’ufficiale. René Char, grande poeta francese e partigiano antinazista, fu il primo in Francia a invitare Heidegger a tenere seminari nel dopoguerra, quando Heidegger era bandito dalle università tedesche per il suo passato nazista. Questo per dire che, per nostra fortuna, la verità dei testi filosofici trascende le pur tremende banalità umane – il male commesso - dei pensatori. Proprio perché lo spirito soffia dove vuole. E anche quello della filosofia talvolta ispira anche individui moralmente riprovevoli, riscattando, nel cielo del pensiero, quella che è la giusta condanna teologica all’inferno. Ilario Bertoletti
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