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Scholé 2014, il cinquantatreesimo convegno dei pedagogisti: “L’educazione nella crisi del Welfare State”
01/01/2012 (FACOLTATIVA)
Scholé: il cinquantatreesimo convegno dei pedagogisti
“L’educazione nella crisi del Welfare State”
Il 4 e 5 settembre 2014 Brescia è tornata capitale della pedagogia, con il cinquantatreesimo convegno di Scholé che ha richiamato, a fianco di relatori illustri, un centinaio di studiosi provenienti dai maggiori atenei italiani
Cosa significa, nell’odierno contesto civile, educare, insegnare ed apprendere? Cercare una risposta concreta – gettando le basi per una riflessione sull'auspicata “rivoluzione” dell’attuale sistema scolastico italiano – è stata la mira della cinquantatreesima edizione del convegno «Scholé», promosso dall’Editrice La Scuola nelle giornate del 4 e 5 settembre 2014 presso il Centro “Mater Divinae Gratiae” di Brescia.
Si sono alternati alla tavola rotonda Luciano Pazzaglia, Anna Mariani (chairman), Maddalena Colombo, Gaetano Mollo (chairman), Carlos Alberto Torres, Carlo Lottieri, Luigi Pati (chairman), Giuseppe Bertagna, Chiara Gemma, Vanna Iori e Milena Santerini.
Un centinaio di pedagogisti e di storici dell’educazione hanno preso in esame le ricadute sulla dimensione educativa e scolastica delle trasformazioni socio-politiche in corso. «La scelta di questo tema - ha spiegato lo storico delle istituzioni scolastiche Luciano Pazzaglia, nonché segretario generale di Scholé – è dipesa certamente dalla constatazione delle gravi difficoltà che a causa della crisi economica il welfare va sempre più incontrando, ma anche dalla consapevolezza di un appannamento che sembra colpire la proposta “neoliberale”».
A tenere la prima relazione del Convegno è stata la sociologa Maddalena Colombo che, con la relazione sulle “Dinamiche sociali ed educazione in Italia dopo la crisi del Welfare”, ha fatto riflettere sui nessi tra politiche di welfare e politiche educative per sottolineare processi in atto e conseguenze sulle persone, a seguito del tracollo finanziario che ha toccato le economie occidentali ed ha messo sotto pressione, in particolar modo, il modello di spesa sociale adottato dall’Unione europea.
A seguire, il celebre sociologo dell’educazione Carlos Alberto Torres – collaboratore di Paulo Freire, con il quale ha fondato l’omonimo Istituto di Sao Paulo (Brasile) – con il proprio saggio “I processi educativi nell’era della globalizzazione” (del quale alleghiamo in calce un estratto) ha posto l’accento su di una globalizzazione troppo spesso omologante, alla quale ha contrapposto invece un multiculturalismo in grado di valorizzare la differenza e un’educazione emancipatrice, capace di fornire gli strumenti per costruire autonomamente un presupposto di libertà; scevra da quella “conoscenza colonizzante” che non offre alcuna possibilità di riscatto (come evidenzia il nuovo volume Globalizzazioni e educazione. Classe, etnia, genere e Stato, pp. 352, € 19.50).
Carlo Lottieri, autore, giornalista e filosofo liberale, ha chiuso la prima giornata del convegno con una relazione intitolata “Cultura liberale ed educazione”. Definendo il liberalismo come «una forma di resistenza della società civile all’emergere dello Stato moderno», deciso a «promuovere forme di educazione libere e volontarie, spendendosi per porre forme alternative di istruzione, anche nella definizione dei programmi», ha delineato come «esprimersi pienamente, riallargare gli spazi dell’esistenza educativa, è oggi la sfida più grande».
Infine, la tavola rotonda di Scholé si è riunita attorno al tema «Mondi vitali, democrazia, scuola: quali politiche?».
A prendervi parte sono stati Giuseppe Bertagna – direttore del dipartimento di Scienze umane e sociali dell’Università di Bergamo – secondo il quale «il sistema scolastico in atto va cambiato senza tradire il passato, ma assumendolo nel basarsi su pilastri saldi quali democrazia, poliarchia, mercato, rapporto inter-generazionale, nuove tecnologie e soprattutto lavoro: il vero giacimento educativo»; Chiara Gemma – professore associato alla Facoltà di Scienze dell’Educazione di Bari – ha puntato su «un nuovo metodo, che vede nella valorizzazione dello studente il proprio fulcro: investirlo di nuove responsabilità, ascoltare la sua voce significa cogliere l’occasione di far vivere una democrazia attiva»; Vanna Iori – onorevole, professore ordinario di discipline pedagogiche – ha invece insistito sul «welfare solidaristico, basato sulla priorità delle relazioni rispetto all’economia, costruito secondo un’etica dello sguardo e su priorità viste come un investimento, non più come un costo»; Milena Santerini – onorevole, professore ordinario di Pedagogia – la quale ha parlato di «giustizia educativa», sottolineando le idee guida per una nuova politica della cultura: «uguaglianza, comunità educativa e cittadinanza».
“L’educazione nella crisi del Welfare State”
Il 4 e 5 settembre 2014 Brescia è tornata capitale della pedagogia, con il cinquantatreesimo convegno di Scholé che ha richiamato, a fianco di relatori illustri, un centinaio di studiosi provenienti dai maggiori atenei italiani
Cosa significa, nell’odierno contesto civile, educare, insegnare ed apprendere? Cercare una risposta concreta – gettando le basi per una riflessione sull'auspicata “rivoluzione” dell’attuale sistema scolastico italiano – è stata la mira della cinquantatreesima edizione del convegno «Scholé», promosso dall’Editrice La Scuola nelle giornate del 4 e 5 settembre 2014 presso il Centro “Mater Divinae Gratiae” di Brescia.
Si sono alternati alla tavola rotonda Luciano Pazzaglia, Anna Mariani (chairman), Maddalena Colombo, Gaetano Mollo (chairman), Carlos Alberto Torres, Carlo Lottieri, Luigi Pati (chairman), Giuseppe Bertagna, Chiara Gemma, Vanna Iori e Milena Santerini.
Un centinaio di pedagogisti e di storici dell’educazione hanno preso in esame le ricadute sulla dimensione educativa e scolastica delle trasformazioni socio-politiche in corso. «La scelta di questo tema - ha spiegato lo storico delle istituzioni scolastiche Luciano Pazzaglia, nonché segretario generale di Scholé – è dipesa certamente dalla constatazione delle gravi difficoltà che a causa della crisi economica il welfare va sempre più incontrando, ma anche dalla consapevolezza di un appannamento che sembra colpire la proposta “neoliberale”».
A tenere la prima relazione del Convegno è stata la sociologa Maddalena Colombo che, con la relazione sulle “Dinamiche sociali ed educazione in Italia dopo la crisi del Welfare”, ha fatto riflettere sui nessi tra politiche di welfare e politiche educative per sottolineare processi in atto e conseguenze sulle persone, a seguito del tracollo finanziario che ha toccato le economie occidentali ed ha messo sotto pressione, in particolar modo, il modello di spesa sociale adottato dall’Unione europea.
A seguire, il celebre sociologo dell’educazione Carlos Alberto Torres – collaboratore di Paulo Freire, con il quale ha fondato l’omonimo Istituto di Sao Paulo (Brasile) – con il proprio saggio “I processi educativi nell’era della globalizzazione” (del quale alleghiamo in calce un estratto) ha posto l’accento su di una globalizzazione troppo spesso omologante, alla quale ha contrapposto invece un multiculturalismo in grado di valorizzare la differenza e un’educazione emancipatrice, capace di fornire gli strumenti per costruire autonomamente un presupposto di libertà; scevra da quella “conoscenza colonizzante” che non offre alcuna possibilità di riscatto (come evidenzia il nuovo volume Globalizzazioni e educazione. Classe, etnia, genere e Stato, pp. 352, € 19.50).
Carlo Lottieri, autore, giornalista e filosofo liberale, ha chiuso la prima giornata del convegno con una relazione intitolata “Cultura liberale ed educazione”. Definendo il liberalismo come «una forma di resistenza della società civile all’emergere dello Stato moderno», deciso a «promuovere forme di educazione libere e volontarie, spendendosi per porre forme alternative di istruzione, anche nella definizione dei programmi», ha delineato come «esprimersi pienamente, riallargare gli spazi dell’esistenza educativa, è oggi la sfida più grande».
Infine, la tavola rotonda di Scholé si è riunita attorno al tema «Mondi vitali, democrazia, scuola: quali politiche?».
A prendervi parte sono stati Giuseppe Bertagna – direttore del dipartimento di Scienze umane e sociali dell’Università di Bergamo – secondo il quale «il sistema scolastico in atto va cambiato senza tradire il passato, ma assumendolo nel basarsi su pilastri saldi quali democrazia, poliarchia, mercato, rapporto inter-generazionale, nuove tecnologie e soprattutto lavoro: il vero giacimento educativo»; Chiara Gemma – professore associato alla Facoltà di Scienze dell’Educazione di Bari – ha puntato su «un nuovo metodo, che vede nella valorizzazione dello studente il proprio fulcro: investirlo di nuove responsabilità, ascoltare la sua voce significa cogliere l’occasione di far vivere una democrazia attiva»; Vanna Iori – onorevole, professore ordinario di discipline pedagogiche – ha invece insistito sul «welfare solidaristico, basato sulla priorità delle relazioni rispetto all’economia, costruito secondo un’etica dello sguardo e su priorità viste come un investimento, non più come un costo»; Milena Santerini – onorevole, professore ordinario di Pedagogia – la quale ha parlato di «giustizia educativa», sottolineando le idee guida per una nuova politica della cultura: «uguaglianza, comunità educativa e cittadinanza».
Interviste ai relatori:
Luciano Pazzaglia
Maddalena Colombo
Carlos Alberto Torres
Carlo Lottieri