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08/10/2014
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La nuova scuola? Riassume il passato per guardare al futuro
01/01/2012 (FACOLTATIVA)
C’è chi oggi tuona dagli scranni governativi che siamo malati di “riformite”: quella malattia altamente contagiosa che impaluda gli italiani nella consapevolezza di un necessario cambiamento, il quale, tuttavia, non viene mai compiutamente attuato.
Il nostro sistema scolastico, si sa, è sempre al centro di questo ciclone, e la tentazione di fare tabula rasa – nel clima demotivante di una Crisi che non passa – spesso cozza con il diametrale approccio volto ad un tradizionalismo immobilista.
Come uscirne?
«Ebbene, sia chiaro che per farcela ci si deve non già chiudere in vecchi recinti nazionali, e sbraitare contro l'Europa, ma stringerci ancor più in uno sforzo comune, integrare ancor più le nostre energie, in spirito di solidarietà, nella grande Europa unita che abbiamo via via costruito in oltre sessant'anni». È quanto ha annunciato il Presidente Napolitano in occasione della cerimonia di inaugurazione dell'anno scolastico, aggiungendo «E insieme dobbiamo rinnovarci, metterci al passo con i tempi e con le sfide della competizione mondiale. Specialmente in Italia dobbiamo rinnovare decisamente le nostre istituzioni, le nostre strutture sociali, i nostri comportamenti collettivi: in questo paese che amiamo, non possiamo più restare prigionieri di conservatorismi, corporativismi e ingiustizie».
Cambiare, dunque, senza tradire il nostro passato, anzi, riassumendone i pilastri fondamentali, è una linea guida che vale certo per il Paese intero, ma soprattutto per raddrizzarne specificatamente l’asse educativo.
È quanto ha argomentato Giuseppe Bertagna (direttore del dipartimento di Scienze umane e sociali dell’Università di Bergamo) durante la 53esima edizione di Scholé.
Se ti interessa l'argomento e vuoi approfondire, ti consigliamo la lettura del volume: Lavoro e formazione dei giovani
Il nostro sistema scolastico, si sa, è sempre al centro di questo ciclone, e la tentazione di fare tabula rasa – nel clima demotivante di una Crisi che non passa – spesso cozza con il diametrale approccio volto ad un tradizionalismo immobilista.
Come uscirne?
«Ebbene, sia chiaro che per farcela ci si deve non già chiudere in vecchi recinti nazionali, e sbraitare contro l'Europa, ma stringerci ancor più in uno sforzo comune, integrare ancor più le nostre energie, in spirito di solidarietà, nella grande Europa unita che abbiamo via via costruito in oltre sessant'anni». È quanto ha annunciato il Presidente Napolitano in occasione della cerimonia di inaugurazione dell'anno scolastico, aggiungendo «E insieme dobbiamo rinnovarci, metterci al passo con i tempi e con le sfide della competizione mondiale. Specialmente in Italia dobbiamo rinnovare decisamente le nostre istituzioni, le nostre strutture sociali, i nostri comportamenti collettivi: in questo paese che amiamo, non possiamo più restare prigionieri di conservatorismi, corporativismi e ingiustizie».
Cambiare, dunque, senza tradire il nostro passato, anzi, riassumendone i pilastri fondamentali, è una linea guida che vale certo per il Paese intero, ma soprattutto per raddrizzarne specificatamente l’asse educativo.
È quanto ha argomentato Giuseppe Bertagna (direttore del dipartimento di Scienze umane e sociali dell’Università di Bergamo) durante la 53esima edizione di Scholé.
Se ti interessa l'argomento e vuoi approfondire, ti consigliamo la lettura del volume: Lavoro e formazione dei giovani