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Lo ius soli che fa discutere
01/01/2012 (FACOLTATIVA)
Quanti Italiani? Viene chiesto.
Tutti. Siamo tutti Italiani, è la risposta corale. Perché quei ragazzi sono nati tutti in Italia. Già. La provenienza dei genitori passa quasi in secondo piano. Tutti quegli alunni, senza distinzione di etnia e di colore della pelle, si sentono Italiani, senza distinzione.
La scuola e la vita d’insieme li fa sentire ancor più non diversi. Sono i cosiddetti “stranieri di seconda generazione”, nati in Italia da genitori con cittadinanza non italiana. Nelle nostre scuole, in questo nuovo anno scolastico che comincia, di stranieri di seconda generazione come loro ce ne sono circa 400 mila.
A causa della crisi mondiale ogni anno diminuisce il numero di alunni stranieri di recente immigrazione, mentre aumenta il numero di quelli nati in Italia da genitori stranieri arrivati negli anni scorsi quando la crisi era ancora lontana.
I 400 mila, pur diversi nel colore della pelle e nei cognomi che portano, parlano Italiano e si integrano sempre più nella nostra società molto meglio dei loro genitori. Se li senti parlare, quasi non rilevi la loro origine. Grazie soprattutto alla scuola (in primis quella primaria).
Per questi ragazzi e per le migliaia che dopo di loro verranno a trovarsi nella stessa condizione è in atto un acceso dibattito per il riconoscimento, anche in Italia, dello ius soli (dal latino, “diritto del suolo”), un’espressione giuridica che indica l’acquisizione della cittadinanza come conseguenza del fatto di essere nati nel territorio dello Stato, qualunque sia la cittadinanza posseduta dai genitori.
Si contrappone allo ius sanguinis (“diritto del sangue”), che indica invece l’acquisizione automatica della stessa cittadinanza del proprio genitore.
Nel mondo circa 30 Stati, quasi tutti quelli del continente americano, su 194 applicano lo ius soli in modo automatico e senza condizioni. Tra questi vi sono gli Stati Uniti d’America, il Canada, quasi tutti gli Stati del Sud America e il Pakistan.
All’inizio del secolo scorso furono migliaia gli Italiani migrati in America; tutti i loro figli nati sul suolo americano acquisirono automaticamente e immediatamente la cittadinanza americana con piena attuazione di questo diritto.
In Europa lo ius soli è applicato, con alcune limitazioni, in alcuni Stati, come, ad esempio, la Francia, la Grecia, il Portogallo, l’Irlanda, il Re gno Unito, la Finlandia.
Tutti. Siamo tutti Italiani, è la risposta corale. Perché quei ragazzi sono nati tutti in Italia. Già. La provenienza dei genitori passa quasi in secondo piano. Tutti quegli alunni, senza distinzione di etnia e di colore della pelle, si sentono Italiani, senza distinzione.
La scuola e la vita d’insieme li fa sentire ancor più non diversi. Sono i cosiddetti “stranieri di seconda generazione”, nati in Italia da genitori con cittadinanza non italiana. Nelle nostre scuole, in questo nuovo anno scolastico che comincia, di stranieri di seconda generazione come loro ce ne sono circa 400 mila.
A causa della crisi mondiale ogni anno diminuisce il numero di alunni stranieri di recente immigrazione, mentre aumenta il numero di quelli nati in Italia da genitori stranieri arrivati negli anni scorsi quando la crisi era ancora lontana.
I 400 mila, pur diversi nel colore della pelle e nei cognomi che portano, parlano Italiano e si integrano sempre più nella nostra società molto meglio dei loro genitori. Se li senti parlare, quasi non rilevi la loro origine. Grazie soprattutto alla scuola (in primis quella primaria).
Per questi ragazzi e per le migliaia che dopo di loro verranno a trovarsi nella stessa condizione è in atto un acceso dibattito per il riconoscimento, anche in Italia, dello ius soli (dal latino, “diritto del suolo”), un’espressione giuridica che indica l’acquisizione della cittadinanza come conseguenza del fatto di essere nati nel territorio dello Stato, qualunque sia la cittadinanza posseduta dai genitori.
Si contrappone allo ius sanguinis (“diritto del sangue”), che indica invece l’acquisizione automatica della stessa cittadinanza del proprio genitore.
Nel mondo circa 30 Stati, quasi tutti quelli del continente americano, su 194 applicano lo ius soli in modo automatico e senza condizioni. Tra questi vi sono gli Stati Uniti d’America, il Canada, quasi tutti gli Stati del Sud America e il Pakistan.
All’inizio del secolo scorso furono migliaia gli Italiani migrati in America; tutti i loro figli nati sul suolo americano acquisirono automaticamente e immediatamente la cittadinanza americana con piena attuazione di questo diritto.
In Europa lo ius soli è applicato, con alcune limitazioni, in alcuni Stati, come, ad esempio, la Francia, la Grecia, il Portogallo, l’Irlanda, il Re gno Unito, la Finlandia.
Sergio Govi